Cosa mi può rincuorare quando agisco in modi che non mi piacciono?

In questo numero, vi proponiamo una domanda che invita ad osservarci e ci introduce alla pratica di “accogliere noi stessi”, primo passo per intraprendere la ricerca della felicità.

Giacomina e Valeria
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Questa volta siamo in cucina e Valeria mi racconta di quello che le è successo ieri: “Io e B. avevamo in mente di andare ad una festa in montagna per il weekend. Ho voluto fare ‘l’avvocato del diavolo’ e tirare fuori i contro del progetto di viaggio; B. si è arrabbiato e mi ha detto che gli era passata la voglia. In quel momento mi sono sentita furente con me stessa, perché non ho saputo tacere o scegliere il momento giusto per parlare; mi sono giudicata stupida e distruttiva. Il mio corpo era agitato, il cuore batteva più veloce e la mente non era calma”. Quando accadono situazioni come questa, la reazione del nostro interlocutore ci stimola così forte emotivamente da farci perdere, in quel momento, la connessione con noi stessi: non stiamo bene nella nostra pelle e la mente ci induce a pensare che non ci piacciamo più. Automaticamente, entra in azione il nostro “giudice interiore” che, pur avendo la buona intenzione di discernere il giusto dallo sbagliato, ci costringe a prendere una posizione che non contempla la soddisfazione di tutti i nostri bisogni. Valeria si è sentita scissa tra il desiderio si essere in armonia con B. e il bisogno di esprimersi autenticamente; di fatto è entrata in conflitto con sé stessa. Come ne usciamo? La Comunicazione empatica ci suggerisce di cercare quali sono i bisogni che abbiamo tentato di soddisfare dicendo quel che abbiamo detto, ovvero: perché Valeria ha voluto fare “l’avvocato del diavolo?”. Perché in quel momento, per lei è stato importante che ogni punto critico del viaggio fosse chiarito e analizzato; in pratica, il suo bisogno di chiarezza e discernimento non è stato soddisfatto poiché si è rivelato uno stimolo per il suo interlocutore. Che fare, dunque? Il più delle volte, è sufficiente divenire consapevoli dei propri bisogni non soddisfatti per sentire che il nostro corpo si rilassa. Da questo stato di rilassamento e nuova apertura, sentiamo armonia in noi stessi e abbiamo la possibilità di vedere l’altro come uno stimolo evolutivo. Con la pratica ci siamo accorte che i bisogni emersi parlano di noi, di quello che è, nel qui e ora, importante integrare nella nostra Vita a 360°. Tutte le emozioni che proviamo sono una chiave per conoscerci un po’ di più!

Per prendere confidenza con la pratica di accogliere noi stessi, vi proponiamo 5 minuti di “pillola” da somministrare ad inizio giornata e/o quando avete voglia di sperimentarvi (audio):